Con il termine “raggi X” applicato all’ambito medico o veterinario ci si riferisce alla cosiddetta diagnostica per immagini.

Per capire come funzionano le apparecchiature che utilizzano i raggi X, è importante ricordare che questi ultimi sono onde elettromagnetiche il cui impiego, attraverso l’utilizzo di specifici dispositivi, porta alla generazione di immagini che raffigurano in modo preciso l’interno dell’organismo del paziente. Nello specifico, le immagini prodotte dall’utilizzo di raggi X mostrano la parte del corpo analizzata in sfumature di bianco, nero e grigio in funzione del grado di assorbimento dei raggi stessi nei tessuti.

Qualche esempio pratico aiuterà a distinguere meglio il modo in cui i raggi X agiscono a seconda dei tessuti o delle sostanze che incontrano: i polmoni tenderanno ad apparire di colore scuro perché l’aria contenuta al loro interno è la sostanza in assoluto meno assorbente; mentre le ossa verranno raffigurate in colore bianco a causa dell’alto grado di assorbimento del calcio in esse presente. Infine, il grasso, i muscoli e altri tessuti molli appariranno in varie tonalità di grigio perché sono soltanto mediamente suscettibili all’assorbimento dei raggi.

La grande capacità di raffigurare diverse tipologie di sostanze e tessuti rende i raggi X un eccellente mezzo di diagnostica in campo medico e veterinario e, non a caso, la diagnostica per immagini è considerata una colonna portante della scienza moderna e una tecnologia assolutamente irrinunciabile.

Su quali parti del corpo possono essere utilizzati i raggi X?

I raggi X – e dunque le radiografie – possono interessare virtualmente qualunque parte del corpo umano o animale.

Tra le aree e gli apparati più comuni vale la pena ricordare i denti, le mani, la colonna vertebrale, il bacino, l’addome, le ginocchia, le caviglie, i piedi, il torace.

In tutti questi casi, il corpo del paziente viene posizionato in modo che l’area da radiografare sia collocata di fronte al generatore di raggi X. All’attivazione del generatore, i raggi X colpiscono il corpo e vi passano attraverso, venendo come già accennato assorbiti in grado diverso da vari tessuti: si parla in questo senso della cosiddetta “densità radiologica”.

Questa particolare radiazione elettromagnetica viene utilizzata in ambito medicale per realizzare immagini diagnostiche di specifiche parti del corpo attraverso la visualizzazione delle loro aree interne. Rispetto al passato, in cui le radiografie venivano soltanto stampate su pellicola fotografica, sono oggi disponibili numerosi dispositivi di nuova generazione che permettono la produzione di immagini digitali, con importante risparmio di tempo e risorse per il professionista medico o veterinario e un altissimo grado di precisione.

 

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Quali patologie o condizioni è possibile diagnosticare con la radiografia?

L’impiego dei raggi X è particolarmente diffuso – e ormai considerato insostituibile – nell’ambito della diagnostica medica grazie alla sua chiarezza, precisione, interpretabilità oggettiva dei risultati, assenza di invasività e basso livello di rischio per il paziente.

Tra le patologie e condizioni che è possibile diagnosticare attraverso la radiografia figurano prima di tutto le fratture o le patologie a livello delle ossa, incluse alcune neoplasie, calcificazioni e diverse problematiche dentali, dall’erosione alla parodontite, fino alle carie e alle pulpiti. I raggi X sono inoltre utili a individuare masse addominali ed eventuali corpi estranei, così come le polmoniti.

Sono poi comunemente utilizzati nelle mammografie, ossia specifiche radiografie alla mammella per valutazioni di controllo e diagnosi di miomi, noduli ed eventuali cisti o tumori, ma anche di microcalcificazioni.

L’impiego dei raggi X avviene anche nella TAC (Tomografia Computerizzata) in cui la tecnologia radiografica opera in sinergia con l’elaborazione digitale realizzando immagini bidimensionali e trasverse per la creazione di modelli 3D, capaci di dettagliare specifiche strutture corporee.

Anche nella fluoroscopia vi è comune utilizzo di raggi X, in questo caso abbinato a uno schermo fluorescente: l’obiettivo dello specialista medico sarà quello di ottenere immagini in real-time di movimenti all’interno dell’organismo o visualizzare particolari processi diagnostici. Un esempio tipico di questo tipo di esame consiste nella visualizzazione del flusso sanguigno al muscolo cardiaco, e un altro è relativo alla guida di cateteri tramite contrasto radiografico durante interventi micro-invasivi di angioplastica coronarica.

I raggi X impiegati in Medicina Umana e Veterinaria sono sicuri?

Essendo vere e proprie onde elettromagnetiche, i raggi X rientrano nella categoria delle radiazioni.

Sebbene per prassi, sia in ambito di Medicina Umana che Veterinaria, le parti del corpo che non devono essere soggette alla radiografia (o semplicemente il corpo dell’operatore medico) vengano tipicamente protette da appositi grembiuli piombati, è importante ricordare che la quantità di radiazioni che colpisce il corpo durante un esame è davvero molto ridotta, tanto da non risultare generalmente pericolosa per la salute del paziente.

Questo significa che sottoporsi a una normale radiografia è considerato un processo considerato sicuro per le persone, sebbene non sia suggerito per i bambini in via di sviluppo. I raggi X possono anche essere considerati più rischiosi all’inizio di una gravidanza e quando dirette ad aree particolarmente delicate, limitate e specifiche del corpo come linfonodi, testicoli, ovaie e midollo osseo.

Come indicato dal dottor Mehmet Kocak del Rush University Medical Center nel suo paper dell’aprile 2021 intitolato “Panoramica sugli esami di diagnostica per immagini”, la pianificazione degli esami diagnostici da parte del professionista medico prende sempre in considerazione l’esposizione totale (ossia nel corso della vita) di un paziente alle radiazioni, traducibile come la dose radiante totale acquisita dal soggetto. In generale, il beneficio di un esame diagnostico è spesso ritenuto decisamente superiore rispetto ai rischi potenziali.

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